Giocarsi le figurine

Con le innumerevoli collezioni di figurine a nostra disposizione (l’uscita degli album era frequente), ci giocavamo i doppioni per alimentare le nostre possibilità di reperire le figurine mancanti;...

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Con le innumerevoli collezioni di figurine a nostra disposizione (l’uscita degli album era frequente), ci giocavamo i doppioni per alimentare le nostre possibilità di reperire le figurine mancanti; eccovi come.

Le figurine venivano lanciate da una distanza di almeno 3/4 metri verso un muro (solitamente in giardino e nei corridoi delle scuole durante la ricreazione) con la famosa “schicchera” delle dita o con un movimento a scatto della mano.

Vinceva ovviamente chi arrivava più vicino al muro ed il premio era rappresentato da tutte le figurine in gioco in quel momento.

Chiaramente c’era chi barava incollando abilmente una o due figurine su di un’altra per poter sfruttare il peso che grazie ad un buon lancio permetteva distanze da record ma durava poco: il sospetto nasceva subito così come una memorabile litigata!

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1 comment

  1. Andrea da Roma

    Un altro modo di giocare con le figurine dei calciatori era quello di tenere in mano il mazzo delle doppie e a turno calarne una scoperta sul tavolo. Chi ne calava una corrispondente a quella precedente (giocata dall’avversario), vinceva tutte le figurine accumulate sul tavolo fino a quel momento, che andavano così a ingrossare il proprio mazzo di doppioni.
    La corrispondenza che dava diritto alla vittoria poteva variare: stessa squadra di appartenenza, oppure stessa iniziale del cognome del calciatore, ecc. (ovviamente era d’obbligo accordarsi sulle regole prima di cominciare).
    Era un gioco che richiedeva buoni riflessi, perché vigeva un’altra regola – i neofiti la imparavano subito a proprie spese! – secondo cui quando la corrispondenza non veniva riconosciuta immediatamente, se l’avversario era abbastanza lesto da calare una figurina successiva, la vincita sfumava e il gioco proseguiva. Per questo motivo il gioco non era solo questione di fortuna ma anche di “abilità”. Infatti i giocatori migliori erano rapidissimi: le figurine venivano messe giù a velocità supersonica e i soggetti erano riconosciuti a colpo d’occhio, anche da minimi dettagli. Inoltre, poichè le figurine vinte venivano ciclicamente rigiocate, dopo qualche mano già si sapeva quali soggetti erano in circolazione.
    Se nel corso di una mano il proprio mazzo di doppioni si esauriva prima che qualcuno vincesse, si contavano le figurine sul tavolo, si dividevano in due mazzetti uguali e ad ognuno ne andava uno, per poi ricominciare a giocare.
    La struttura del gioco era tale che, anche cominciando con un patrimonio di pochi doppioni, in breve tempo ci si poteva ritrovare in mano un mazzo di figurine enorme. Ma la (s)fortuna poteva altrettanto rapidamente capovolgere le sorti della sfida.
    Questo gioco solitamente si svolgeva a due (uno contro l’altro), ma qualche volta anche a tre o più persone, calando una figurina a turno.

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